ANTROPOLOGIA: Le domande del presente

MAMI WATA

Una nuova divinità 
Per quanto riguarda le religioni mondiali sembrano diffondersi sempre più e semplificare l’enorme varietà dell’esperienza religiosa che ha caratterizzato in passato la storia umana, nuovi culti e nuovi riti spuntano un po’ ovunque nel mondo. Un esempio ormai molto conosciuto di questo fenomeno è il culto di Mami Wata. Mami Wata È il nome di una divinità femminile, il cui culto sorse all'inizio del XX secolo nella Nigeria meridionale per diffondersi poi in tutta l’Africa occidentale costiera e, in seguito alle migrazioni, tra gli immigrati africani in Europa. L’importanza di Mami Wata è venuta col tempo aumentando, al punto che oggi è una dea contempli propri e rituali a lei espressamente dedicati. Mami Wata È una dea bella e seducente, con lunghi capelli e con la pelle chiara. I suoi fedeli ritengono che li ricompensi con ricchezze improvvise, ma che li punisca anche con la miseria e la pazzia nel caso ne provocano la collera.

Una dea moderna e urbana 
Mami Wata È raffigurata simile a una sirena, con una coda di pesce (alcuni sostengono che questa immagine sia il risultato dell’incontro tra immagini provenienti dall’India e dall’Europa). Uomini e donne sono iniziate al suo culto per varie ragioni (spesso si tratta di disturbi psicologici o psicosomatici); I suoi seguaci sostengono di avere con lei rapporti sessuali durante il sonno e di attendersi da lei benefici in denaro. Oltre alla relazione tra denaro e sesso, la dea incarna altri fenomeni tipici della modernità fornita di un irresistibile fascino, indipendente e sfuggente, Mami Wata E anche volubile di umore, riflettendo in ciò l’instabilità e l’incertezza che caratterizzano la vita moderna. Il culto di Mami Wata, praticato ormai dagli individui provenienti da più diversi contesti culturali, linguistici ed etnici africani, è esso stesso un intreccio complicato di tradizioni e rappresentazioni africane, occidentali e indiani. Gli altari dedicati alla dea in Africa sono ricoperti da una varietà di oggetti che ben simboleggiano la sua natura di divinità urbana e moderna: dolciumi, bibite, profumi, talco, occhiali da sole e altro che sono poi i beni superflui, ma considerati essenziali, da una donna “di città”.

Una dea per il disagio
Con l’emigrazione la presenza di Mami Wata È arrivata e tra gli africani delle città europee. La sua immagine ricorre per esempio nei soggetti con disturbi psicologici dovuti allo sradicamento e alla posizione ambigua a cui li costringe la scelta migratoria. alcune donne, seguite da psicologi e psichiatri, rivelano di essersi affiliate al culto di Mami Wata in concomitanza con eventi traumatici della loro vita, che le hanno obbligate a distaccarsi dal sistema delle relazioni familiari e ad affrontare una vita spesso in contraddizione con i valori della cultura di provenienza.al centro di questi disturbi c’è spesso un disagio nei confronti del proprio corpo: disagio sessuale, riproduttivo, estetico ecc. che si connette tanto all’ambiguità del corpo di Mami Wata (donna pesce) quanto alla natura ibrida dell’esperienza culturale vissuta da queste donne, esperienza che si riflette a sua volta nell’ibridismo del corpo della dea.

Il conflitto tra tradizione e metropoli
Gli studiosi ritengono che Mami Wata Sia una divinità che “rende pensabile” il disagio tra gli africani emigrati in Europa. Ella sarebbe cioè un modo per rendere accettabile il proprio ritrovarsi “tra due mondi”, quello della tradizione e quello della metropoli. Il culto infatti particolarmente diffuso in ambiente urbano, in cui gli emigrati africani cercano faticosamente di “iniziarsi” a una nuova vita.

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