SOCIOLOGIA: Laboratorio delle competenze

 REDDITO MINIMO GARANTITO E REDDITO DI CITTADINANZA

Sappiamo che il Welfare State nasce subito dopo la seconda guerra mondiale e serve a garantire a tutti cittadini alcune condizioni minime di dignità e di benessere.questo sistema entra in crisi a partire dagli ultimi anni del 900: oggi ne vengono spesso messi in discussione legittimità ed efficienza. Un dibattito attuale, soprattutto in Italia, riguarda la questione del reddito minimo garantito e del reddito di cittadinanza: il primo si pone come obiettivo di dare un contributo minimo alla persona senza reddito se questa si impegna a cercare un lavoro o a occuparsi della propria formazione. Il secondo si basa sull’assunto che ogni persona abbia diritto di ricevere un contributo fisso, a prescindere dalle sue scelte di vita.entrambe queste possibili modalità di distribuzione del reddito hanno la finalità di consentire un sostentamento minimo alle fasce più povere della società.

Il brano seguente, tratto da un’intervista a Philippe van Parijs, professore ordinario all’università di Lovanio (Belgio) è uno tra i maggiori esperti a livello mondiale di reddito di cittadinanza o di base (Basic Income).

D. Professor van Parijs, come definirebbe brevemente la proposta, da lei avanzata, di un reddito di base e quale sarebbe a suo avviso la motivazione (o le motivazioni) principale a sostegno del Basic Income, sia da un punto di vista etico, sia in rapporto alla promozione dei diritti umani?

R. L’idea è molto semplice: si tratta di versare in condizionatamente ogni persona, ricco povera, occupata o non occupata, che vive in una famiglia o da sola, un modesto reddito pienamente cumulabile con tutti gli altri tipi di reddito, come salari, interessi maturati sul risparmio, prestazioni assistenziali condizionate a qualche requisito. La giustificazione più frequente richiama la preoccupazione di lottare contro la povertà evitando di stigmatizzare i poveri e di confinarli nella piaga della dipendenza nella quale i sistemi convenzionali di reddito minimo garantito tendono invece a relegarli. L’invocazione di un diritto umano a una sussistenza minima non sarebbe sufficiente a giustificare tale proposta, poiché tale diritto potrebbe essere realizzato anche dai convenzionali sistemi di assistenza sociale calibrati sui poveri e vincolati alla loro disponibilità a lavorare. una giustificazione adeguata deve richiamarsi a una concezione della giustizia che tenga conto della possibilità, donata a ogni persona, non solo di consumare, ma anche di scegliere il proprio modo di vita.

(Stefano Semplici, a cura di, Il Mercato giusto e l'etica 
della società civile, Vita e pensiero, Milano 2005, p. 205)

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