PEDAGOGIA: Le vie dell'alfabeto

LA LOTTA CONTRO L'IGNORANZA 

I governatori dell'Ottocento affrontarono la necessità di dare vita a una cittadinanza comune che sentisse tra i sudditi e cittadini. Le vie dell'alfabeto, che rappresenta la diffusione dell'educazione associata a forti sentimenti patriottici, e quando la scuola e la successiva c'è anche l'esercito, pezzo fondamentale per unire tutti i giovani italiani. Ogni esperienza civile è stata ispirata dalla santità della monarchia. Il modello di società alfabeta è stato ampiamente utilizzato anche a livello popolare e il primo censimento nazionale è iniziato da tempo e viene condotto nel 1861. Anche i bambini non hanno frequentato o lasciato la scuola prematuramente e il vincolo di obbligare con cui lo Stato vede la secolarizzazione delle giovani generazioni. La lotta all'ignoranza ha dovuto affrontare difficoltà di ogni genere.
La complessità della battaglia contro l'ignoranza può essere riassunta entro l'alfabetizzazione e la scolarizzazione.
Parlare di alfabetizzazione significa considerare la molteplicità dei processi con cui ci si impadronisce del leggere, scrivere e far di conto, fenomeno che non si realizza solo nella scuola, ma si compie mediante varie iniziative adulte, esperienze di lavoro, militanza politica. Con il termine scolarizzazione si indica invece in modo più specifico la frequenza della scuola, il fenomeno che nel secondo Ottocento è concentrato soprattutto nella scuola elementare e che tende, con il trascorrere dei decenni, un estendersi prima alla scuola media e più 'istruzione secondaria superiore.

LA DIFFUSIONE DELLA SCUOLA 

La scolarizzazione obbligatoria dei bambini, dal 1877 dai sei ai nove anni, poi dal 1904 dai sei ai dodici anni, fu ovvia, mentre in prima linea nella lotta contro l'ignoranza. Il modello dell'istruzione ottocentesca è molto diverso dalla scuola dei secoli precedenti, è legato a una frequenza obbligatoria, non più gestita in prevalenza da personale religioso ma laico. Da espressione della vita sociale, e cioè direttamente organizzata dalle comunità locali, essa divenne inoltre una funzione dello Stato. La scuola elementare venne infine ordinata come unico tipo di scuola volta a soddisfare sia le esigenze di chi continuava gli studi sia quelle di chi la frequentava per pochi anni. La diffusione dell'istruzione fu uno degli strumenti attraverso cui lo Stato liberale rafforzò la sua influenza sulla società, lottando contro i particolarismi e le superstizioni tradizionali. La frequenza della scuola è stata considerata un requisito necessario per essere un "buon cittadino".
Le ambizioni della legge Casati di mandare a scuola tutti i fanciulli e i provvedimenti in materia di lavoro del 1878, che subordinavano la possibilità di impiegare manodopera infantile al soddisfacimento dell'obbligo, restarono tuttavia a lungo disattesi. Il cammino verso la piena scolarizzazione infantile procedette infatti lentamente nonostante le molte scuole. Esse erano molto più numerose nel Nord Italia, meno diffuse nel Sud dove si registrava un tasso di analfabetismo più elevato della media nazionale. All'inizio del XX secolo la situazione era certamente migliorata, ma resistevano notevoli squilibri. Uno degli aspetti più innovativi rispetto alla realtà d'inizio secolo per rappresentato dalla scolarizzazione femminile, con la conseguente riduzione della forbice tra l'analfabetismo e quello femminile. Tuttavia si considera oltre all'aspetto quantitativo anche quello qualitativo, si manifesta una situazione più complessa. Per esempio è stato mostrato che, anche se alfabetizzate, le donne disponevano in generale di bagaglio tecnico approssimativo dei loro coetanei. Raramente le ragazze proseguivano gli studi oltre la scuola elementare.


L'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI 

Tra 800 e 900 si moltiplicarono le iniziative per scolarizzare quote significative di adulti analfabeti.
Le scuole venivano finanziate da comuni e privati.
Le persone frequentavano le biblioteche e questo creò la formazione di un'opinione politica personale.
Apposite scuole sostenute economicamente dagli stessi imprenditori, almeno quelli più aperti e illuminati, consentirono specialmente ai più giovani di migliorare la qualità della propria vita. Qualcosa di analogo, anche se in misura meno rilevante, accadde campo agricolo in relazione agli sforzi compiuti per propagandare nuove pratiche di coltivazione e aumentare i rendimenti della terra, giudicata la prima ricchezza della nazione, L’Italia industriale decollerà nei primi decenni del XX secolo. Numerose forme di istruzione agraria popolare furono predisposte nell'ambito dell'attività delle Cattedre ambulanti dell'agricoltura, spesso realizzate per iniziativa dei Comuni e sostenute anche dal Ministero dell'Agricoltura. Anche le scuole tecniche agrarie svilupparono, oltre ai compiti istituzionali.
Puntarono a stimolare nei ceti artigianali e operai una mentalità fondata su un rapporto stretto fra il lavoro manuale e le cognizioni tecniche e scientifiche.
La connotazione areligiosa o apertamente anticlericale di molte iniziative e azione capillare delle logge massoniche in campo educativo suscitarono l'allarme del mondo cattolico e provocarono la reazione della Chiesa. I cattolici furono spinti a reagire contro l "insidia" che si celava dietro la filantropia laica e a rispondere con interventi alternativi. Le molteplici iniziative avviate da parroci, comitati di fedeli. Avversando sul piano politico i princìpi dello Stato liberale (al quale non si perdonava la conquista di "Roma capitale"), i cattolici, in altre parole, non tradussero il loro antistatalismo in opposizione all'idea di una nazione italiana. Essi si impegnarono piuttosto una diversa idea di una "Italia cattolica", rivendicata come diversa rispetto a quella che si era formata contro il papa e la Chiesa.

LE NUOVE PROFESSIONI EDUCATIVE

I cambiamenti dell'Italia alfabeta furono segnati anche da trasformazioni riguardanti le figure educative del campo dell'istruzione e dell'educazione e la principale fu la nascita della moderna figura del maestro elementare. Si cominciò a costruire infatti un gruppo di persone professionalmente dedicate all'insegnamento primario e anche la crescita delle insegnanti donne fu molto impetuosa e loro furono avvantaggiate dal fatto che la professione magistrale fu sempre meno attraente per gli uomini. La figura della maestra madre ed educatrice fu sempre presente dato che la donna sembrava più adatta ad occuparsi dei bambini. La professione di maestra fu inoltre una delle prime possibilità delle donne per essere indipendenti ed autonome consentendo loro di emanciparsi socialmente. Una figura particolare fu quella della suora-maestra che unì la vocazione religiosa con quella educativa. La maggior parte degli asili del secondo ottocento erano gestiti da religiose appartenenti a congregazioni religiose. Altra inedita figura fu quella dell'insegnate di ginnastica, il quale dal 1878 venne inserito all'interno della scuola e non più solo nelle società di ginnastica. Si stabilizzò anche la figura di educatore per soggetti disabili, di cui ricordiamo Pendola, di Netro, Pini, Montesano e la Montessori. Anche il medico divenne una figura simbolica di mediazione tra ceti dirigenti e strati popolari e nello sforzo di popolarizzazione di cultura medico igienica si incrociano i destini dei medici e dei maestri. La scienza medica venne così volgarizzata attraverso la pratica igienica che è associata ad un quadro di valori condotti al rispetto delle norme igieniche.


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