PEDAGOGIA: Dalla modernità borghese alla modernità scientifica

 LA PEDAGOGIA NELL'ETA DEL PROGRESSO

Intorno alla metà del XIX secolo lo scenario pedagogico si avvicinò molto alla moderna corrente di pensiero del positivismo. Quest'ultima venne fondata da August Comte nella sua opera Corso di filosofia positiva (1830-1842), in cui ricostituisce la storia sulla base della nozione di progresso, arrivando a concludere che la scienza e il metodo sperimentale sono le vie più adatte per raggiungere un sapere corretto.
Il secondo principio della modernità scientifica venne invece introdotto da Charles Darwin, il quale elaborò la teoria evolutiva, mettendo in discussione i dogmi religiosi. L'uomo non è più dunque un domatore della natura, ma il risultato delle sue combinazioni casuali.
Ovviamente, il verbo scientifico influenzò anche la pedagogia: il processo educativo fu concepito come un campo di applicazione delle forze evolutive messe a punto sul piano biologico, sociologico ed etico. L'educazione era dunque un fatto naturale da esplorare con i metodi biologici, psicologici, psicologici e sociologici: per questo si inizia a parlare di scienze dell'educazione.
A questa nuova sincera venne affidato il compito di ordinare lo sviluppo della società: non solo il suo compito era trasmettere il sapere, ma anche perpetrare valori socialmente utili, quali la laboriosità, la disciplina, il patriottismo, il rispetto delle gerarchie e l'igiene.

HERBERT SPENCER: l'educazione come fatto naturale

Herbert Spencer ottenne molto riscontro, perché elaborò una teoria filosofica di impianto evoluzionista, in cui propose una rivalutazione del sapere umano, compreso quello pedagogico. Egli elaborò la tesi dell'evoluzione come legge universale, applicabile ad oggi campo sella realtà, quindi anche alla società umana, ala linguaggio, all'arte, ecc. Nel 1861 Spencer presentò la sua pedagogia evoluzionistica nella prima edizione del saggio Educazione intellettuale, morale e fisica.
In particolare, secondo la sua tesi, la legge dell'evoluzione poggia su tre caratteristiche specifiche: il passaggio da una forma meno coerente a una più coerente; il passaggio dall'omogeneo all'eterogeneo; dall'indefinito al definito. Il cammino evolutivo sarebbe dunque sostenuto da un moto propulsivo e da una forza di conservazione e riutilizzazione delle esperienze. L'intelligenza umana altro non sarebbe che un dato ereditario consolidato durante l'evoluzione mediante un progressivo accumulo di esperienze.
Egli ritiene che l'educazione dell'uomo dovesse svolgersi tenendo conto prima di tutto della sua condizione di essere naturale; il fine dell'educazione è perciò strettamente legato alla concezione dell'uomo naturale, che si esprime tramite alcune attività che hanno carattere prioritario per la conservazione della specie; solo in ultima posizione Spencer poneva le attività che mirano alla soddisfazione personale.
Di conseguenza lo studioso diede grande importanza alla formazione fisica dell'individuo, seguita dalla padronanza dell'intelletto tramite il metodo scientifico. Infine veniva l'educazione morale, che si concretizzava con l'adeguamento alle regole naturali, ovvero alle consuetudini sociali. In tal senso, la pedagogia di Spencer risultava essere perfettamente incline con i principi della società borghese.

EMILE DURKHEIM: l'educazione come socializzazione

Émile Durkheim è considerato uno dei maggiori studiosi della storia, in quanto fondatore della scienza sociale moderna. In particolare si concentrò su modi di agire e di pensare collettivi, i loro rapporti con la genesi e il funzionamento delle istituzioni, applicando le leggi dell'evoluzione all'analisi sociale. Secondo la sua filosofia, l'educazione era il frutto dell'ambiente sociale in cui un individuo vive; questa varia a seconda delle condizioni storiche classiche e delle classi sociali a cui poggia: esiste un'assoluta dipendenza tra il sistema formativo e la struttura sociale. L'educazione non è perciò infatti naturale, ma sociale. 
Per capire meglio questa posizione, è necessario ricordare che secondo Durkheim l'uomo è costituito da due esseri: quello individuale, cioè un insieme di bisogni e desideri, e quello sociale, ovvero un sistema di idee, sentimenti ed abitudini che rispecchiano quelle del gruppo di cui facciamo parte. L'educazione è dunque quell'azione sociale e personale al tempo stesso che innalza l'individuo al di sopra di sé stesso, conformandolo all'ideale della coscienza collettiva.
Durkheim riserva molta attenzione al principio dell'ordine sociale, dal momento che senza ordine sociale nulla può sopravvivere: è un imperativo etico. Quindi l'educazione ha come primo scopo l'apprendimento di queste norme. Infatti, la scuola costituisce la struttura sociale più importante, insieme alla famiglia, poiché educa all'ethos collettivo. È infatti espressione dei bisogni sociali e della morale collettiva e rappresenta il luogo collettivo per la formazione individuale. Essa infatti costituisce l'attuazione di due principi fondamentali nell'analisi sociologica di Durkheim: la riproduzione e l'integrazione. La scuola riproduce, infatti, il sistema di idee esterno e garantisce l'integrazione delle giovani generazioni nella società futura. 
Una critica che venne posta allo studioso riguarda la possibile creazione, più che di individui disciplinari, di individui ammansatavi, che obbediscono alle regole sociali.

L'EMERGENZA DEI METODI DELL'INDAGINE SPERIMENTALE

Grazie all'intervento di questi studiosi, la pedagogia iniziò ad assumere una sempre maggiore posizione di rilievo in quanto vero e proprio metodo sperimentale di studio. Per l'affermazione della pedagogia come scienza, fu fondamentale l'intervento del laboratorio di psicologia sperimentale di Wilhelm Wundt, a Lipsia. Gli studi qui condotti furono decisivi per la creazione della psicologia scientifica e ambirono a dimostrare sperimentalmente il funzionamento di alcuni aspetti della psiche umana; queste problematiche erano connesse anche agli aspetti educativi, poiché fu subito evidente che l'educazione poteva avere delle ripercussioni psicologiche. In tal senso, l'educazione sarebbe stata tanto più efficace quanto più adattevole alle necessità psicologiche individuali. La pedagogia iniziò a necessitare di conoscenze psicologiche specifiche, al fine di migliorare i propri metodi di educazione. Per ovviare a questa necessità fu necessario l'avvento di Alferd Binet e Theodore Simon.

I PRIMI SVILUPPI DELLA PEDAGOGIA SPECIALE

Si cominciò anche a manifestare un grande interesse nei confronti di soggetti affetti da deficit psichici. I primi portatori di handicap considerati "educabili" furono i sordomuti e i ciechi. Nel campo dei sordomuti furono fondamentali le esperienze di de l'Epee e Heinicke che fondarono delle scuole per sordomuti. Per i ciechi invece il metodo di Braille divenne quello più diffuso anche nelle scuole. Più tardo fu lo sviluppo della pedagogia speciale rivolta ai portatori di deficit psichici. Figura fondamentale fu quella di Seguin, il quale diede vita a delle attività di insegnamento realizzando una serie di originali strumenti didattici che furono seguititi anche negli anni successivi da Maria Montessori. Nei confronti dei portatori di deficit, l'attenzione inizialmente, fu scarsa, a causa della formazione prevalentemente filosofica degli educatori.



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