PEDAGOGIA: Leggere la pedagogia

CONOSCERE LE LEGGI DELLA VITA
di Herbert Spencer

Limiti dell’utilitarismo 

Siamo abbastanza preparati a sentirci dire da molti che non bisogna sprecare tempo ed energia, e che è opportuno spingere i fanciulli ad occuparsi di scrivere le loro copie e a imparare la contabilità, preparandosi in tal modo per gli affari della vita. Ci rincresce che opinioni così rozze su quello che costituisce l’educazione, e una concezione così ristretta dell’utilità, debbano ancora prevalere. Non dicendo nulla sulla necessità di un addestramento sistematico delle capacità conoscitive e sul valore delle pratiche in cul carte come strumentali per quella necessità, noi siamo pronti a difenderle perfino sulla base della conoscenza acquisita.

Se gli uomini devono essere dei semplici cittadini, se devono solo lambiccarsi il cervello sui libri di ponti, senza altre idee oltre i loro affari; se è giusto che debbano essere come londinese delle classi inferiori la cui concezione dei piaceri della campagna non va oltre lo star seduto ai tavolini del bar di un parco a fumare la pipa e a bere birra; oppure come il gentiluomo di campagna che pensa ai boschi come luoghi dove andare a caccia, alle piante non coltivate come a nient’altro che erbacce, e che classifica gli animali in animali per la caccia, animali parassiti, e animali da allevamento; allora è davvero superfluo a prendere qualcosa che non serva immediatamente a riempire il cassetto dei soldi e a rifornire la dispensa.


Uno scopo più alto per l’educazione 

Ma se c’è per noi uno scopo più alto di quello del lavorare duramente per vivere; se ci sono altre possibilità di usare le con cose che ci circondano oltre che per ottenerne denaro; se possono essere esercitate facoltà più elevate di quelle sensuali e di quelle età tese al guadagno; se sono di qualche importanza i piaceri che possono essere prodotti dalla poesia, dall’arte, dalla scienza e dalla filosofia; allora è desiderabile che venga incoraggiata quell inclinazione istintiva, che ogni bambino mostra di avere, all’osservazione delle bellezze della natura e alla investigazione dei fenomeni naturali.

Ma questo rozzo utilitarismo che è soddisfatto del venire al mondo e lasciarlo senza neppure conoscere che tipo di mondo sia o che cosa contenga, può essere affrontato sul suo stesso terreno. Si vedrà più avanti che una conoscenza delle leggi della vita è più importante di qualsiasi altra conoscenza; che le leggi della vita determinano non solo tutti i processi mentali e corporee, ma anche indirettamente tutte le transazioni di casa e di strada tutta l’attività commerciale politica morale e che quindi senza una loro comprensione né la condotta personale né quella sociale possono essere regolate correttamente.

Si vedrà anche, in effetti, che le leggi della vita sono le stesse nella loro essenza per ogni parte di tutto il regno organico; e inoltre, Che non possono essere compiutamente in tese nelle loro manifestazioni complesse fino a quando non siano state studiate in quelle più semplici. E dopo aver visto questo, si vedrà anche se aiutiamo il bambino ad acquisire quella conoscenza del mondo esterno per la quale mostra una così grande avidità, e se incoraggiamo l’acquisizione di tale conoscenza presso tutti i fanciulli, stiamo semplicemente inducendoli a mettere insieme il materiale grezzo di un’organizzazione futura: quei fatti cioè che li forniranno un giorno, con la necessaria a forza di convinzione, quelle grandi generalizzazioni della scienza con cui le azioni potranno essere compiute correttamente.


(H. Spencer, Scritti sull'educazione, Firenze,
La Nuova Italia, 1973, pp.8-9)
L'OPERA
Nei suoi Scritti sull'educazione, Spencer critica il banale utilitarismo di chi auspica una conoscenza scolastica strettamente utile a un'immediata spendibilità. Egli ritiene, invece, che fin da piccoli i bambini debbano essere introdotti alle leggi della conoscenza, le uniche che innalzano l'uomo dal suo stato naturale alla comprensione intelligente. Immergendosi nelle regole generali, queste potranno essere ricondotte a principi ultimi, i quali, non essendo più riconducibili ad altro, sanno di fatto inspiegabili.

IL BRANO
In base a questi principi - che si trovano ben condensati nel brano -, Spencer può annunciare la relatività della conoscenza, limite insuperabile dell'esperienza umana, ma anche condizione della sua dignità.

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