UNA NUOVA CONCEZIONE DI INFANZIA
Il XX secolo si aprì all'insegna di una grande fiducia nell'educazione e di una nuova e più moderna visione dell'infanzia. I bambini erano accuditi e nutriti meglio e la mortalità
infantile era significativamente inferiore rispetto al secolo precedente. La
nuova realtà dell'infanzia è documentata dai cambiamenti nella vita di tutti i
giorni, prima nelle famiglie più ricche e nel nostro secondo momento anche
nelle altre classi sociali. Nelle case sono state previste stanze apposite per
le esigenze dei più piccoli, ai quali è stato concesso il diritto di disporre
di mobili, libri e giochi propri adattati alle diverse fasce d'età, genere,
motricità e necessità.
Le scuole si moltiplicarono e furono nuovamente concepite
come luoghi dell'infanzia piuttosto che luoghi occasionalmente adattati per
l'insegnamento. Il disegno di un sistema scolastico aperto anche alle classi
popolari delineato già nell'Ottocento assume le caratteristiche di un servizio
sociale via via meno elitario destinato a un numero crescente di studenti che
frequentano a lungo la scuola. Le scuole divennero più eleganti, spaziose e
armoniose; Gli arredi e le soluzioni decorative hanno reso piacevole la
permanenza nelle aule. Dalla postazione fissa per più studenti, scomoda e poco
adatta alla socializzazione, si passa all'organizzazione flessibile dell'aula
per facilitare il passaggio dalle esperienze di gioco all'apprendimento
formale. La concezione novecentesca dell’infanzia si affidò al
principio secondo il quale era necessario valorizzare la prima età dell’essere
umano in quanto sviluppo pieno è disinteressato delle potenziali infantili.
VERSO LA PEDAGOGIA SCIENTIFICA
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Un cambiamento che ha profondamente plasmato la cultura
educativa del XX secolo è rappresentato da una nuova fisionomia della pedagogia
che non è più vista come l'unica conoscenza sugli esseri umani come la
biologia, la psicologia e la sociologia. Era il primo nucleo del modello più
tardi chiamato "scienze dell'educazione". La sua definizione è stata
sostenuta dai protagonisti del rinnovamento scolastico utile all'istruzione,
denominate "nuove scuole" o "nuova istruzione" e denominate
"attivismo" in Italia. Fino alla metà del XIX secolo, le descrizioni
educative erano derivate direttamente da presupposti metafisici o religiosi; nella
migliore delle ipotesi si basavano sull'osservazione e sull'esperienza
personale e non venivano mai verificate sperimentalmente. Principalmente dalla
psicologia nella seconda metà del secolo, i contributi iniziarono a delineare
modalità più "scientifiche" per intervenire nell'educazione, in
particolare in relazione ai processi di apprendimento. Certi studiosi
anteposero la priorità della conoscenza sperimentale delle diverse
caratteristiche dell’infanzia e della fanciullezza. Nel 1905 lo psicologo francese
Alfred Binet presentò i primi test di intelligenza, raccolti nella Binet-Simon
intelligence scale. Aveva uno scopo principale cioè individuare gli alunni con
un bisogno particolare nelle materie scolastiche.Si deve l’introduzione del QI
(quoziente di intelligenza) allo psicologo tedesco William Stern. Le differenze
non erano soltanto di tipo quantitativo ma anche qualitativo, cioè il prevalere
della comprensione a base sensoriale rispetto a quella di tipo astrattivo.
Il nome Claparède si riferisce ad un'altra area che fu
intensamente coltivata dalla pedagogia scientifica all'inizio del secolo,
ovvero quella degli studenti con un ritardo o anormali. I medici si limitano a
diagnosticare la disabilità intellettiva di una persona senza preoccuparsi di
individuarne le cause e senza offrire cure terapeutiche o educative. A tal
fine, hanno preparato nuovi metodi di insegnamento che avrebbero incoraggiato
il più possibile la crescita spirituale. Mentre Claparède rivolgeva la sua
attenzione agli insegnanti ed era convinto che una migliore preparazione di
questi ultimi potesse consentire loro di affrontare correttamente la
disabilità, Decroly e Montessori fondarono scuole speciali per bambini, simili
ai risultati effettivi del medico belga all'École de l'Ermitage, da lui fondata
nel 1907 e avviata nel 1898 dallo studioso italiano dell'Università di Roma,
non solo fornì elementi utili per l'educazione dei disabili, ma anche
importanti informazioni per il rinnovamento delle pratiche didattiche per
materie normali.
IL MONDO DEI GIOVANI
Nel periodo tra l'Ottocento e il Novecento c'è stato anche
un interesse più specifico per il mondo giovanile. In questi anni la realtà dei
giovani ha cominciato a cambiare profondamente rispetto al passato. Alcuni di
questi erano legati a processi di modernizzazione, come l'aumento del lavoro
industriale (donne comprese), la vita di città, la diffusione di nuovi
spettacoli come il cinema e gli spettacoli sportivi, la stampa periodica
popolare attraverso la quale veniva loro ritrasmessa l'età. ed estetico. Altri
cambiamenti furono invece aiutati da un nuovo clima culturale caratterizzato da
una diversa visione della giovinezza: questa era ora vissuta come uno stato
speciale e felice fatto di ribellione e incoscienza accentuate. I giovani
venivano descritti come "nuovi barbari", mossi da un'energia
vitalistica traboccante venuta a redimere un mondo corrotto e conformista.
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Per quanto riguarda le ricerche scientifiche è fondamentale
il rinvio agli studi sull'adolescenza, che nel 1904 approdarono ai due volumi
dal titolo Adolescence. Si trattò del primo tentativo di descrivere le
caratteristiche del passaggio dall'età infantile a quella adulta, esigenza da
porre in stretta relazione all'emergere di una nuova fase della vita umana che,
soprattutto nelle società borghesi, ampliava il tempo di preparazione. da
Secondo lo studioso americano, l'adolescenza era con da sentimenti contrastanti,
che si possono riassumere con le espressioni "tempesta" e
"stress": tutti i giovani passavano attraverso un certo grado di
turbamento emotivo e di sconvolgimento psicofisico prima di stabilire più
stabile come adulti. Per sostenerli in questa transizione occorreva fare in
modo che i giovani acquisissero un carattere forte, promuovendo in loro ideali
nobili come la disponibilità ad azioni disinteressate, il patriottismo, la
cultura del corpo, la devozione allo Stato e al benessere degli altri. Solo in
questo modo sarebbero salvati dall'individualismo e dall'egoismo. Anche lo sviluppo dello sport si verificò nel novecento e la
giovinezza viene descritta come età particolarmente adatta a forgiare sia il
corpo sia il carattere della persona.
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